Era tempo che stavamo studiando un modo per scendere da Valmontagnana verso San Vittore. Alcuni tentativi sul 146A erano stati fatti, ma l’incuria del sentiero ad un certo punto aveva reso impossibile orientarsi, costringendoci a scendere a caso tra la folta vegetazione. Così l’idea era stata accantonata, finché recentemente viene pubblicata la discesa del 146. Troppo ghiotto l’invito per non cogliere al volo l’occasione di cimentarsi in questo trail che dalla descrizione sembra tutt’altro che una passeggiata. Oltretutto l’autore non è certo l’ultimo arrivato, ma Sblinky, uno dei rari esempio rimasti di spirito AM.
Tra impegni lavorativi, promesse scout e chi è restio ad abbandonare l’ora solare, i rogari al via sono quattro. Si unisce Alessandro, un amico dello zio su frontina monoforca!
Il giro sulla carta appare bellissimo. Le salite sono lunghe, ma mai impegnative e permettono sia di sparare minchiate a cannone (disciplina in cui non temiamo rivali), che di godersi il panorama circostante in una giornata ideale. Per prima discesa di riscaldamento fisico e mentale scegliamo lago fossi che non delude mai, mentre l’incognita della seconda discesa lascia il gusto della sorpresa.
Così in un batter d’occhio arriviamo in cima al predicatore, foto di rito e via lago fossi senza soste. Grazie alle piogge dei giorni scorsi, il fondo è umido il giusto a garantire un’aderenza bestiale e la dea si fa rispettare. La ragazza non ci sta ad andare in pensione e lo dimostra sul campo! Stoica.
Da lago fossi ci attende un lungo tratto di collegamento su asfalto, fortunatamente è presto e in giro non si vedono auto.
Anche la salita a Valmontagnana vola… non per tutti. Perché assistiamo a qualcosa di inedito, mai visto prima. Lo zio Ciano che accusa crampi e ricorre in più tratti al piedibus. Ma allora è umano anche lui, anche lui ha le giornate NO!
Arriviamo all’inizio del 146, il cui cartello riporta “tratti pericolosi”. Ci vestiamo e scherziamo, inconsapevoli che il bello doveva ancora venire cominciare. Il primo tratto è su sentiero stretto all’interno di una fitta boscaglia. Qui l’unico pericolo è costituito da gli escursionisti che salgono, i quali non perdono occasione per appurarsi che non avessimo sbagliato sentiero e fossimo consapevoli di quello che ci attendeva. Nel frattempo il sentiero diventa impedalabile. Si scende bici in spalla su gradoni di roccia abbastanza esposti.
Ennesimo incontro di escursionisti e una dolce signora ci spara una bella paternale sull’imprudenza elencandoci i rischi di infortunio a cui andavamo in contro! Chissà perché mi è tornata alla mente quella simpatica tedesca che a Fiastra sentenziò “but it’s dangerous! Good luck”, proprio 15 secondi prima che superD volasse dentro i rovi. A queste parole qualcuno tentenna e abbozza l’ipotesi di un dietro front… ma è solo l’annebbiamento di un attimo, un calo di zuccheri. Intanto l’amico dello zio non proferisce verbo.
Arriviamo alla falesia di Cagliostro che il sole picchia forte. Qui constato che effettivamente il guest ha perso la parola, forse sta cercando di evitare di stramaledirci tutti!
Il sentiero sembra riprendere le sembianze di single track, ma è solo un inganno. Dopo neanche 50 metri, drittone su roccia ricoperta da terriccio quanto basta per rendere il fondo una saponetta. Qui i voli si sprecano. Una GoPro quando veramente serve non c’è mai!
Superato anche questo salto, il sentiero si addolcisce come inclinazione, ma non per difficoltà. Si attraversa bosco su stretti zigzag su fondo di ghiaione, per terminare con una bella cresta esposta. Questa potrebbe risultare anche molto gustosa, se solo ci si arrivasse un minimo lucidi!
Sarà il calo d’adrenalina o la fatica, ma a San Vittore sono veramente finito, ma altrettanto soddisfatto per l’impresa.
Mi accorgo che è tardissimo e rischio il linciaggio. Così appuro che tutti siano giunti a destinazione, recupero le ultime forze e rientro verso Serra congedandomi senza troppi convenevoli.
Il giorno dopo vengo a sapere che non tutte le cadute sono state indolori. Lo Zio ha un ginocchio dolorante. Quest’anno il rogara raduno lo facciamo a Lourdes, sempre se tua moglie non ci lincia prima!
In conclusione posso dire: Che fikata!
Questo è quello che mi ha fatto innamorare della MTB, non tutte le altre minchiate. Questo è quello che cerco: avventura, sfidare i proprio limiti (mentali) e contatto con la natura. E oggi sto proprio bene!
Partecipanti
Demis
Lele
Ciano
Spada
Alessandro (guest)
Traccia
Altitudine massima: 737 m
Altitudine minima: 143 m
Foto
Bella giornata di fatiche e bestemmie varie!
Il 146 non fa proprio per me, mà ripensandoci sono contento ugualmente!
E per citare il guest “io pensavo che Berlusconi fosse scemo, ma c’è chi lo batte!!”
Cavolo che bel giro.
Sempre quando io non ci sono, malefici!
Bravi ragazzi!
bello bello………..davvero bello………………..il 146???
Comunque sia andato il finale è sempre stata una bella esperienza grandi.