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Il richiamo della foresta!

La giornata per me non era iniziata nel migliore dei modi…

Alle 5 di mattina mi sveglio con una fitta alla spalla, che mi ricorda il bellissimo front flip chiuso, devo dire anche in maniera esemplare, sul Conero durante l’ultima uscita, al quale si aggiunge un dolore acuto proveniente dal collo, forse dovuto ad una sfreddatina della sera prima.

So che i ragazzi si sono dati appuntamento al solito parcheggio sotto il catria per raggiungere la prima neve…

Mi giro e rigiro sotto le calde coperte, mentre nella mia mente inizia una furibonda battaglia tra l’angioletto e il diavoletto sul da farsi:

A:  “No, dai, oggi si sta a riposo…”

D: “Ma è la prima neve!”

A: “Dove cavolo vai?!? Non senti quanto ti fa male?”

D: “Ma è il battesimo della nuova bimba del Cicio!”

Nel frattempo mi alzo di scatto come preso da una crisi di nervi… Giro per casa… Inizio a rovistare nel cassetto delle medicine e butto giù un paio di tachidol…

A: “Tanto non ti servono a niente! Non hai neanche messo la pomata che ti ha dato Demis…”

D: “Ma su c’è Spada, Cicio, Ciano e Mauro… Non posso lasciarli soli e se si perdono?”

Mi ributto sul letto e mando un messaggio ai ragazzi dicendo che non sarei andato… Giro e rigiro… la spalla e il collo non mi danno tregua… Le coperte sono calde e accoglienti… E poi sono diverse domeniche che non sto con la famiglia… Sono già le 7,00 e devo ancora preparare tutto… No no, sto a casa!

Ore 7,25 invio un sms: “Cicio, alle 7,40 sono da te!”

Niente da fare, il richiamo del sommo Catria ha avuto la meglio e in men che non si dica sono sotto casa di fratello Cicio per caricare tutto, passiamo a recuperare Mauro e ci avviamo al solito punto di ritrovo.

Arrivati Ciano e Spada, si parte!

Giornata ottima con temperatura attorno ai 3/4 gradi e nuvole solo sulla cima.

La salita scorre bene, anche perché dal rifurgio in basso il sentiero sembra aver subito pesanti lavori di manutenzione e infatti non si presenta più sconnesso e pieno di solchi di scolo dell’acqua, ma è bello liscia e largo.

 

Una volta arrivati all’uscita del 53… DELIRIO! Le piogge dei giorni scorsi hanno scavato sulla strada solchi di almeno un metro e dove non c’erano i solchi, c’erano accumuli di breccia da saltare. Ottimo, stiamo già sbavando all’idea del gran finale!

Si prosegue tranquilli, tra una battuta ed una risata, buttando intanto l’occhio alla cima coperta dal cappello, ma che ci faceva vedere la neve già da dove finiva il bosco.

Arrivati al rifugio nuovo inizia la neve e poco dopo decidiamo di fare una sosta per rifocillarci e coprirci un po’ visto che la temperatura, associata a vento e neve, iniziava a farsi un po’ rigidina.

Nel frattempo veniamo raggiunti da due biker umbri (dal dialetto) e pedalatori che dichiarano di voler raggiungere il 53. Visto la stazza e le gambe, li lasciamo proseguire nella speranza che ci facessero la “rotta” sulla neve, ma neanche dopo venti metri li rivediamo fermarsi dichiarandosi sconfitti dalla neve.

Noi invece proseguiamo, consapevoli che ci attende ancora un’ora di piedibus sulla neve.

Come gli stradisti si danno il cambio per andare più veloci, noi, in fila indiana, ci diamo il cambio per fare la traccia sulla neve fresca in modo da distribuirci in egual modo la fatica.

In questo modo ci spariamo la “passeggiatina” sulla neve in men che non si dica e arriviamo carichissimi al cospetto della mitica cresta del 53.

In realtà della cresta se ne intuisce solo lontanamente la sagoma visto che mix di nebbia e neve appiattisce tutto dandoci l’impressione di essere immersi in un bicchiere di latte… Bianco sopra, bianco sotto, bianco a destra e a sinistra… non si capisce proprio dove cavolo siamo.

Bene!

Il morale della truppa è alto, quindi il tempo di vestirsi velocemente, fare la foto si rito e via, si parte!

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Ci spariamo la cresta tutta d’un fiato, anche perché visto che non si vedeva quasi niente, l’unica cosa da fare era tenere dritto il manubrio e non frenare!

Con molta fortuna becchiamo proprio l’imbocco nel bosco del 53 e così lasciamo i freni e ci facciamo tutti i traversi con i tornanti.

Il sentiero si presenta pieno di neve, foglie e rami di varie dimensioni che diventano scivolosissimi al nostro passaggio, habitat naturale della famosa lepre che viene più volte avvistata dai vari biker.

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Niente di preoccupante, il record assoluto di avvistamenti è ancora detenuto dal mitico NoRules che è ormai saldamente al comando nella speciale classifica “lièvre2013”.

La bellezza del percorso è veramente entusiasmante e anche se il freddo inizia a farsi veramente sentire (chiedete a Cicio) si scende con gran godimento.

Dopo un breve tratto allo scoperto, si rientra nel bosco e qui viene il bello!

Il sentiero non si vede più, tante erano le foglie cadute, così nei vari tornanti fatti, dovremmo aver saltato qualche giro e ci ritroviamo per una selva oscura a noi sconosciuta.

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Subito a me e Spada ritornano alla mente le immagini dell’epica avventura fatta sul monte Cucco all’incirca un’anno fa, ma senza perderci d’animo iniziamo a cercare di capire dove cavolo eravamo finiti usando tutti i potenti mezzi tecnologici che avevamo a disposizione e tutta la nostra esperienza maturata in anni e anni di montagna.

La situazione era questa: il mio gps s’era leprizzato sul conero e quindi era inutilizzabile, lo spadafonino indicava tutto (anche qualche numero da giocare al lotto) tranne che la nostra posizione reale, Ciano in confusione più totale dovuta all’eccesso di adrenalina girava avanti e indietro ma purtroppo senza riconoscere paesaggi familiari, Mauro aspettava di sentirne un’altra delle nostre (ma secondo me in cuor suo si malediva per essersi fatto fregare un’altra volta ed essere venuto con noi) e infine Cicio, che dopo aver rischiato una mano con il freddo, stava iniziando a caricare la mente di sentenza da spararci addosso.

Ad un certo punto si prende all’unanimità la decisione più saggia del mondo (?): visto che il monte va in giù, si prende in giù dritto per dritto, senza guardare in faccia a nessuno! (secondo me questa azione verrà scritta nei futuri manuali sui quali si formeranno gli esperti del CAI)

Così, cercando di stare in piedi, si scende come si può e dopo circa una ventina di minuti di slalom arriviamo ad uno stradone di montagna, che riconosciamo subito, che porta al serbatoio dell’acqua dove inizia il secondo tratto del 53.

Devo dire che siamo stati proprio dei GRANDI!

A questo punto vi lascio tutto all’immaginazione.

Saranno state le emozioni della neve o il fatto che un po’ ce la siamo fatta sotto per esserci persi, ma venivamo giù veramente forte su un sentiero che ci permetteva di tutto vista la tenuta del terreno che era pazzesca.

Il tratto più bello è stato quello dove i ragazzi che vanno spesso sul catria, hanno tracciato un sentiero dritto dritto sulla linea di massima pendenza che attraversa il sentiero originale che è tutto scavato e pieno di tornanti.

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Li potevamo scegliere tutte le linee che si voleva senza paura di sbagliare traiettoria ed è stato bello vedersi scendere a manetta come in una specie di competizione di 4x, ma tutto dentro al bosco!

Come preannunciato all’inizio della giornata, l’ultimo tratto era una specie di frana di breccia smossa dove scendere con la ruota anteriore leggera e guidare con il posteriore. Una figata pazzesca!

Complimenti ROGARI, questo giro è stato memorabile!

 

Partecipanti

  • Spada
  • Ciano
  • Mauro
  • Cicio
  • SuperD

 

Foto

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